Ci sono gli europei di calcio e noi ci sentiamo tutti italiani. Non c’è nulla come lo sport che cancella le divisioni politiche, geografiche e sociali. Antonio Conte, uomo del sud, viene esaltato da tutti e diviene un simbolo tricolore.
Ma questo Sport fa bene? Lo sport stimola la produzione di endorfine che migliorano l’umore, il fisico e stimolano le difese immunitarie. Migliora le funzioni vitali, alza la soglia del dolore, serve a scaricare le tensioni e rimuove l’ansia.
Ma lo sport fa anche male? Senza arrivare a quegli “stati di coscienza alterata”, che nel pieno dell’esaltazione agonistica potrebbero farci arrivare a prendere a testate i nostri avversari, è possibile farsi male anche nella pratica degli sport amatoriali, ed i nostri Pronto Soccorso sono pieni di questi casi.
Ma non voglio soffermarmi su questi aspetti, pane forse per i traumatologi, bensì su altri aspetti più di mia competenza. Ciascuna attività sportiva si basa sull’esecuzione di un gesto atletico, che può essere molto semplice ed elementare, oppure molto complesso e composto da diversi gesti, che mettono in moto ampi segmenti del corpo, coinvolgendo moltissime strutture. Ebbene, più il gesto è semplice e ripetitivo, e più espone lo sportivo a tutte quelle sindromi da “overuse e overload” che sono tipiche anche delle malattie professionali: tendiniti, tendinosi, dolori cronici, contratture muscolari, sindromi da intrappolamento neurologico periferico. Non a caso, esistono molte di queste patologie che una volta vennero indicate con dei nomi pittoreschi come “gomito del tennista” (epicondilite), “gomito del golfista” (epitrocleite), “spalla del giavellottista” (s. da impingement subacromiale), “ginocchio del saltatore” (tendinopatia rotulea), “ginocchia del calciatore” (varismo del ginocchio), “frattura del pugile” (del colletto del V os metacarpalis), “lesione dello sciatore” (lesione del legamento collaterale ulnare del pollice, detta anche l. di Stener), “frattura del marciatore” (frattura metacarpale da stress), “piede d’atleta” (quest’ultima è una micosi, cioè una patologia dermatologica, non ortopedica, ma tant’è).
Occupandomi di patologia degenerativa articolare, un tempo appannaggio solo della terza età o di esiti di terribili malattie articolari o brutti traumi, mi accorgo che oggi sempre di più si assiste ad una diminuzione dell’età di insorgenza dell’artrosi o di altri fenomeni degenerativi articolari, anche in pazienti
altrimenti “sani”. Pazienti che in genere praticano una intensa attività sportiva.
E’ noto come le arti marziali, la danza classica, la pallanuoto, il calcio ed il tennis portino all’artrosi dell’anca, soprattutto nei soggetti con fattori predisponenti quali il conflitto femoro-acetabolare;
L’artrosi del ginocchio è più tipica in calciatori e “runners”, soprattutto in quei soggetti che hanno avuto traumi in passato e che continuano a praticare il loro sport dopo una meniscectomia o una ricostruzione legamentosa.
Comunque, secondo me, è giusto trovare l’equilibrio corretto tra l’attività sportiva che sicuramente migliora la nostra vita e l’eccesso che potrebbe danneggiarla.