Queste è una patologia caratteristica degli atleti.
Gli sports che determinano frequentemente questa infiammazione sono quelli da contatto (calcio,calcetto,rugbi).
Anche altri sports determinano questa patologia giacchè il tendine d’achille essendo il più grande va incontro ad infiammazione frequente ed acuta.
La situazione che più spesso si presenta è la tenosinovite, cioè l’infiammazione della guaine che avvolge il tendine.
Il primo provvedimento è il riposo, associato a crioterapia ed eventuale terapia antinfiammatoria.
Nel caso tutto ciò sia insufficiente, si può ricorrere ad un sostegno sottocalcaneare che riduce la tensione del tendine stesso.
Quando questi trattamenti risultano insufficienti, passiamo alle infiltrazioni con PRP o gel piastrinico che comporta un prelievo di 10cc di sangue, la centrifuga dello stesso con conseguente separazione delle piastrine dalle altre componenti ematiche.
Infine l’ematologo, dopo aver effettuato questa preparazione, esegue il processo di attivazione delle piastrine stesse. Questo processo porta alla rottura delle pareti dele stesse e della fuoriuscita delle sostanze necessarie a produrre nutrizione, rigenerazione e riduzione della flogosi nei tessuti ospiti.
Infine questo procedimento porta all’infiltrazione del concentrato sia sulla guaina del tendine, sia all’interno delle fibre dello stesso.
Importante è ripetere tale procedimento tre volte a distanza di una settimana l’una dall’altra.
Il miglioramento si evidenzia nel giro di trenta giorni ed è progressivamente crescente.
I risultati sono certamente migliorativi (70% dei casi) ed in molti casi una risonanza effettuata dopo 6 mesi, evidenzierà un miglioramento della zona di degenerazione all’interno della struttura.
Nei casi resistenti a tutte le terapie è necessario ricorrere alla chirurgia.
La tecnica è abbastanza semplice.
Si incide il breve tratto (circa 2/3cm) che la risonanza evidenzia come degenerato e si effettuano delle fissurazione con la punta del bisturi.
Ciò provoca un sanguinamento interfibrillare.
Con il sangue affluiscono cellule nuove che favoriscono la rigenerazione delle fibre componenti in tendine.
Già a distanza di sei mesi, si evidenzia un miglioramento sostanziale delle immagini che stanno a significare un processo rigenerativo, che determina un miglioramento della sintomatologia.
Il paziente deve rispettare alcuni giorni di convalescenza (3/4 giorni), poi riprende a deambulare. Rimuove i punti dopo 15 giorni.
Nel frattempo inizia fisioterapia e dopo trenta giorni circa, riprende anche la corsa su terreno piano.
L’epicondilite è una tendinite particolare perché coinvolge più tendini e precisamente quelli che si inseriscono a fascia intorno all’epicondilo esterno dell’omero.
E’ una patologia molto dolorosa e invalidante.
Il paziente ha dolore in tutti i movimenti che coinvolgano la contrazione dei muscoli epicodiloidei. Per esempio il paziente non riesce a stringere la mano oppure non può sollevare una bottiglia.
Il trattamento si sviluppa in tre diversi tentativi.
Primo tentativo:
Terapia medica associata al riposo.
Secondo tentativo:
Terapia fisica con digitopressione, tecar terapia, laser terapia ecc..
Terzo tentativo:
Terapia infiltrativa con corticosteroidi o PRP.
Personalmente utilizzo più frequentemente il gel piastrinico per evitare le calcificazioni frequenti con i cortisonici.
Il PRP viene preparato dall’ematologo che effettua il prelievo, la centrifuga e l’attivazione del concentrato piastrinico che viene successivamente inniettato (dal medico) nel punto più dolente e più infiammato.
Dopo tale trattamento si consiglia riposo per due, tre giorni ed eventualmente altre due, tre infiltrazioni a distanza di una settimana l’una dall’altra.
Nel caso tutto ciò fallisse, si ricorre al trattamento chirurgico, che comporta una piccola incisione (2/3 cm) ed una sezione-distacco dei muscoli epicondiloidei in corrispondenza dell’inserzione prossimale.
Si ricorda che la stessa è piuttosto lunga (vari cm) e che la disinserzione va effettuata finchè si sente il classico rumore di distacco della parte fibrosa e rigida del tendine regenerato.
Il periodo di riposo dell’avanbraccio è molto breve.
Bastano tre quattro giorni per ritornare all’attività lavorativa.